Territorio

Una terra ricca di storia

Il territorio di Nuragus occupa la parte centro-meridionale del Sarcidano racchiusa dalla Giara di Gesturi, i monti di Isili, il monte Santu Antine di Genoni e l’altopiano sarcidanese.

Nonostante la contenuta estensione, esso si presenta agli occhi degli archeologi particolarmente ricco ed interessante in quanto antropizzato sin dal Neolitico. Testimonianze del passato più remoto sono alcune domus de janas (Partialentza e Conca ‘e Ortu), un menhir (Sa Perda Fitta) e numerosi monumenti di età nuragica; fra essi, i più noti sono il pozzo sacro di Coni ed i nuraghi Santu Millanu e Valenza.

Menhir Sa Perda Fita

Domus de Janas di Canali

Monumento a carattere religioso di notevole importanza, il pozzo Coni è stato scavato fino ad incidere la viva roccia per captare l’acqua di vena. Il tempio risulta edificato con conci di basalto disposti in opera isodoma che vanno a formare un atrio a pianta trapezoidale contenente la scala che discende alla camera dell’acqua. L’area sacra ha lasciato testimonianza di diverse fasi costruttive e di vita dall’età nuragica a quella tardo antica, esattamente dal X sec. a.C. all’epoca romana imperiale. Luogo di culto delle acque annesso al villaggio protetto dal nuraghe Santu Millanu, il tempio doveva essere meta di pellegrini i quali, verosimilmente vi compravano per uso domestico o di culto i manufatti di bronzo prodotti nella vicina fonderia nuragica di Forraxi Nioi oggi scomparsa.

Pozzo sacro nuragico di Coni

Dal canto suo, il nuraghe Santu Millanu è una delle presenze caratterizzanti il paesaggio della campagna nuraghese. Esso consta di una torre centrale che conserva un buon elevato e di un rifascio retto-curvilineo con quattro torri angolari ancora individuabili sul terreno. Attorno, ma principalmente lungo il lato meridionale, sono visibili tracce del villaggio nuragico con sovrapposizione di ambienti di epoca romana.

Il nuraghe di Valenza è uno dei pochi esempi di pentalobato documentati nell’isola, l’area dove sorge è stata intensamente abitata dall’epoca nuragica a quella punica e romana, come stanno ad indicare gli abbondantissimi reperti archeologici individuabili in superficie.

Nuraghe Santu Milanu

Lingotto ox-ide rinvenuto nel 1857 a Serra Ilixi

Il territorio nuraghese così vicino alla roccaforte punica di S. Antine di Genoni ha avuto intensa frequentazione anche in epoca punica e soprattutto romana. Plinio e Tolomeo, infatti, citano la statio di Valentia sulla strada che collegava Karales ed Ulbia per mediterranea, cioè attraverso le zone interne dell’Isola. Il toponimo di Valenza testimonia tuttora la presenza nell’agro nuraghese della memoria dell’antico insediamento, del quale, peraltro, rimangono numerose strutture laddove nel medioevo fu eretta la chiesa di Santa Maria di Valenza. Quest’area è stata oggetto alcuni anni fa di scavi i quali hanno messo in luce lacerti di strutture murarie e tombe a cassone litico e terragno. La memoria dell’antica città di Valenza fu talmente forte da caratterizzare il nome della curatoria medioevale del Giudicato d’Arborea nella quale erano comprese le ville di Nuragus e Coni: Parte Valenza, appunto. Un’epidemia o un evento distruttivo improvviso sembra siano stati all’origine dello spostamento degli abitanti da Valenza verso i territori contermini.

Tomba dei giganti di Ajodda, tra Nuragus e Nurallao

Rovine della chiesa di Santa Maria di Valenza